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CAFFE’ DEL NONNO SU “NOI DAL DI FUORI E NOI DAL DI DENTRO”

Caffè del nonno Le iniziative dei soci

Nonno Paolo

Prima facciamo un gioco. Prendiamo ad esempio Anna e proviamo a descrivere Anna dal di fuori. Noi dal di dentro non la conosciamo, l’abbiamo conosciuta dal di fuori, come si veste, come si muove, come risponde a delle domande o osservazioni superficiali di chi l’ha incontrata sulle scale o per strada o in una occasione fugace.

Tutti descrivono Anna dal di fuori. Anna sorride è molto incuriosita da cosa dicono gli altri. In genere la descrivono come una ragazza riservata, però sicura che sa dove andare, che ha sempre qualcosa da fare, si vede che le piace lo sport, è sportiva anche nel vestire, appare affettuosa ma per capire chi è di dentro sembra che ci voglia tempo. Poi parla Anna e dice cosa le corrisponde delle cose dette dagli altri.

Poi proviamo a porci alcune domande

1) Vestirsi. Primo gruppo di domande.

Quando e chi vi obbliga a un certo modo di vestire? Cerimonie? Feste? Incontro con una persona importante? Incontro importante sul lavoro? Incontro con tante persone? Incontro con una ragazza o con un ragazzo? Andare a scuola o in Università? Incontro con il vostro ragazzo o la vostra ragazza? E poi se in queste occasioni voi vi vestite diversamente dal normale come vi vestite?  Come gli altri? In modo eccentrico e diversamente dagli altri? E se siete, a parer vostro, vestiti bene, come vi sentite? Se usate il vestito di un altro perché non avete voi una cosa adatta, come vi sentite? Ma chi detta le regole, chi detta la moda? La maggioranza dei vostri coetanei nelle varie occasioni? I social media di persone che ci sanno fare? I vostri genitori, i vostri parenti?

E poi vi piace trasformarvi coi vestiti, cambiare parte? Per esempio vestirvi da sportivi, da calciatori, da motociclisti, da climbers, oppure, a Carnevale, travestirvi? come vi sentite con un vestito da sportivo o con un travestimento? vi piace interpretare un personaggio diverso?

Quanta è l’influenza di chi vi consiglia o vi impone? Siete in certi casi totalmente succubi dei vostri influencers? Per esempio: “Ma no adesso si usa il nero, cosa metti il bianco!”, oppure: siete molto autonomi e mettete il bianco in un incontro in cui tutti sono in nero? Non avete nessun influencer? Oppure siete voi degli influencers e per esempio dite: “Adesso ci mettiamo tutte un bel cappello!” e tutti se lo mettono? Siete un po’ “narcisi” cioè guardate a voi stessi più che agli altri perché vi ritenete belli e intelligenti e volete che gli altri guardino a voi? Siete molto interessati al vostro profilo sui social e quindi continuate ad aggiornarlo e ad arricchirlo?

Attenzione perché nel mondo c’è il male, quindi c’è gente che inganna.

Adesso ricordate la storia dei “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Arthur Andersen. Qui c’è una morale molto importante e sociale. Possiamo essere così ciechi perché succubi del potere da vedere soltanto quello che gli altri ci dicono di vedere ed è solo la nostra ingenuità originale che ci può dire la verità (Il bambino soltanto dice: “Ma il re è nudo”). E poi ci si può rivolgere a delle persone che con l’inganno e a volte con la violenza possono farti diventare ricco o una persona importante (Esempio: C. Perrault Il gatto con gli stivali). Tu sei sempre lo stesso ma gli altri ti vedono come una persona molto importante e perciò intelligente.

2) Modo di muoversi. Linguaggio del corpo. Secondo gruppo di domande.

Come vi muovete?  Chi vi ha insegnato il linguaggio del corpo? Gesticolate molto per aiutare il discorso? Quando parlate con uno per strada vi fermate per attirare la sua attenzione? Usate nei vostri discorsi delle modalità retoriche, per esempio alzate e abbassate il tono della voce? Usate molti esempi concreti oppure molte generalizzazioni? Insomma, siete un po’ attori? Riteniamo utile essere attori? O meglio non esserlo perché questo ci aiuta ad esprimere di più noi stessi nel nostro profondo?

3) Modelli

Insomma, cercate di imitare un modello di persona? Una persona che ritenete in gamba? Un compagno bravo o cattivo? Un genitore? Un personaggio pubblico? Un professore, un maestro, un sacerdote?  

Un esempio di questa psicologia: Snoopy dei Peanuts di Charlie Brown: la mia grande aspirazione è di essere il Barone Rosso, il grande avviatore della Prima Guerra Mondiale. Snoopy è il cane da guardia di Charlie Brown, è stufo della sua cuccia e di esser sempre fermo così sale sul tetto della sua cuccia e vuole essere il Barone Rosso. Vediamo il Video [Snoopy video tratto da YouTube]

Qui il vero io è il Barone rosso, però può accadere anche il contrario, oppure la stessa cosa sotto un aspetto diverso: quando sono io che voglio vedermi nella realtà e agire per la mia identità eroica che vuole giustizia e amore: don Chisciotte de la Mancha. Vediamo questo altro video:

Don Chisciotte de la Mancha di M. de Cervantes [filmato della lotta contro i mulini a vento]

vai a: 2.32

4) Mitizzazioni Altre domande

Quando raccontiamo ad altri qualcosa della nostra vita mitizziamo i personaggi, esageriamo le avventure? Oppure inventiamo di sana pianta per essere più interessanti, per far la figura di sapere, per essere aggiornati?

5) Noi dal di dentro

Ma come facciamo a sapere il vero noi di dentro? Chi ci aiuta a tirar fuori il nostro vero noi di dentro?

INTERVENTI (Per ovvie ragioni di privacy qui non citiamo i nomi delle persone)

Primo partecipante: Quando ero piccolo non mi fregava niente di come mi vestivo, mi vestivano i miei genitori. Al liceo pensavo che la moda fosse molto importante e così per esempio mi mettevo le mutande di Armani. Adesso che insegno e lavoro vivo per lo più in tuta però quando c’è una festa e mi vesto bene è un godere. Anch’io se parlo con qualcuno per strada e mi capita di dover dire una cosa importante mi fermo per assicurarmi di ottenere in pieno l’attenzione del mio interlocutore.

Secondo partecipante: Adesso ho cominciato ad avere dei miei modi e gusti nel vestire: cose casual: jeans, camicia maglione e cappotto.Prima era la mamma. Certe volte mi vestiva uguale al mio amico Davide e a noi piaceva molto. Quando vado a giocare a calcio e il Mister non c’è o non ci sta guardando io e i miei compagni alziamo il tono della voce e urliamo poi quando il Mister torna abbassiamo di nuovo il tono.

Terzo partecipante: Penso di non essere soggetta a influenze esterne e neppure di essere eccentrica. Interpretare una diversa da me? Può capitare però non mi sento molto attrice. Mi vesto secondo le occasioni di vita che ho. Forse mi vesto bene e mi vesto in armonia con le occasioni che mi capitano perché mi sento insicura ad essere diversa; così invece sono più facilmente integrata nel momento che devo vivere.

Quarto partecipante: Mi piace vestirmi e cambiarmi secondo le convenzioni sociali.

Voglio dare agli altri le immagini di me che sono richieste da tali convenzioni e che quindi loro mi richiedono. Quindi in genere il mio vestire è funzionale al luogo e all’attività che devo svolgere e mi va bene così. Di travestirmi mi è successo ma solo per divertimento collettivamente deciso.

Quinto partecipante: In genere e per la vita di casa scelgo cose comode, anche carine, ma non cose strane. Mi piacciono certamente i vestiti eleganti ma si sfoggiano nelle feste con amici, con ragazzi e ragazze.

Sesto partecipante: Sono vestita in un modo o in un altro a seconda di dove sono, di con chi sono, di chi ho davanti. Anche il modo di parlare e di muovermi può variare secondo queste circostanze. Mi può succedere di gesticolare molto ad esempio. Del resto, mi hanno detto che la comunicazione cioè l’efficacia della comunicazione dipende moltissimo, diciamo all’ottanta per cento dal cd. linguaggio non verbale, e pochissimo dai contenuti.

Pensieri (non detti) di nonno Paolo

Questi miei ragazzi sono proprio sani e non sono complicati da inutili psicologismi. Magari non si accorgono di chi ha il potere di influenzare e di quanti sono i condizionamenti in questa società incasinata in cui viviamo, ma meglio così, perché sono così più semplicemente integri e più attaccati alle cose essenziali. Hanno un “io” intero e non un “io” sui social e un altro “io” della vita di tutti i giorni cioè due “io” diversi fra loro. Pensano che nella vita non c’è bisogno di ingannare, di fingere o di mitizzare, che la vita è veramente bella senza finzioni, senza miti e senza inganni.

Conclusioni del nonno (queste dette)

Ragazzi, dentro di noi abbiamo certamente un bisogno di essere amati, un bisogno di felicità, di realizzazione di noi stessi, un bisogno di conoscere la bellezza, la giustizia e la verità delle cose. Però tutto questo è coperto come da un’oscurità, è coperto dal male è coperto dall’inganno del mondo. Su qualsiasi cosa ci buttiamo per soddisfare il nostro desiderio dopo un po’ capiamo che quella cosa è limitata oppure diventa un idolo.

In realtà solo Dio sa cosa c’è nel profondo dell’uomo e quindi bisogna lasciare che Dio ci spieghi, lasciare aperte le porte della nostra intelligenza e del nostro cuore a che Dio vi entri.

Un vero maestro e insegnante è chi sa tirar fuori dalle persone, da noi, il nostro io profondo, i nostri bisogni profondi ripulendo tutto dalle storture di passioni e di immaginazioni che sono solo illusioni e idoli. Il nostro io profondo è la cosa più bella perché è il progetto di Dio su di noi e il progetto del nostro destino, il nostro io profondo è immagine di Dio (vi ricordate che Dio ci ha fatti a sua immagine e somiglianza?). Dobbiamo voler bene al nostro io più profondo e confrontare tutto con quello.

I grandi fra voi consiglio di sentire e vedere questa bellissima lezione di don Luigi Giussani sulla educazione [Video don Giussani sulla educazione

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