Aula XII Commissione Affari Sociali Camera

FAMILY ACT DISEGNO DI LEGGE C. 2561 GOVERNO

Presenza pubblica
Nota presentata in data 11 novembre 2020 dal nostro vicepresidente Giuseppe Zola invitato a partecipare all’audizione informale indetta dalla Commissione Affari sul Disegno di Legge C. 2561 Governo.

E’ positivo il fatto che ci si occupi direttamente della famiglia (articolo 29 della Costituzione), prevedendo di sostenerla e di valorizzarla. In particolare, è da vedere con favore la previsione di un assegno universale per il sostegno economico dei figli, che aiuti non solo i più poveri, ma anche la classe media dei cittadini. La stessa considerazione vale anche per la regolamentazione dei congedi parentali. Più complessa è la questione relativa alla incentivazione del lavoro delle madri, per la quale occorre tenere presente che anche il “lavoro domestico” è un lavoro e che occorre evitare una sorta di concorrenza tra lavoro maschile e lavoro femminile. Importante, dunque, che la famiglia venga valorizzata in quanto tale.

Detto questo, desideriamo esprimere alcune preoccupazioni.

  1. Il disegno di legge, prevedendo la delega da dare al Governo, non indica in modo tassativo l’impegno finanziario necessario a rendere operativi i provvedimenti ipotizzati, il che rischia di fare del disegno di legge un libro dei sogni, comunque troppo affidato alla volubilità dei vari governi, che potrebbero rifugiarsi facilmente nella considerazione circa la mancanza di risorse finanziarie. Occorrerebbe ancorare la previsione finanziaria a dati oggettivi di bilancio (percentuale sul PIL o sulle entrate o altro).
  2. L’attuazione concreta della legge ha tempi troppo lunghi, come si evince dal testo stesso del disegno, con particolare riferimento agli articoli  3 e 6. Non ci tranquillizzano le pur ragionevoli parole dell’on. Stefano Lepri in proposito. Su questo punto, si propone che venga istituito un “tavolo” di lavoro sui tempi di attuazione della legge, di cui faccia ufficialmente parte il ricco associazionismo che si occupa di famiglia nel nostro Paese. L’esperienza di queste realtà associative potrà aiutare positivamente il Governo ad assumere le decisioni nei tempi più veloci possibili.
  3. Riteniamo che il difetto più vistoso del disegno di legge sia quello di prevedere il sostegno alla famiglia per l’educazione dei figli solo fino al loro compimento dei 6 anni. L’articolo 30 della Costituzione riconosce il diritto dei genitori ad educare ed istruire i figli (oltre cha a mantenerli), il che deve valere per tutto il percorso educativo, quantomeno per quello relativo alla scuola dell’obbligo. Affrontando, come si tenta di fare, il tema della famiglia, non si può dimenticare l’aspetto più importante dei suoi compiti, che è quello educativo. Sarebbe questa l’occasione per superare una volta per tutte lo strano tabù, tutto italiano, per il quale non si riesce ad aiutare la famiglia a scegliere liberamente come educare e istruire i propri figli. Invitiamo il legislatore a non perdere questa occasione per rendere più civile il sistema scolastico italiano.
  4. Il disegno di legge non fa alcun cenno alla presenza dei nonni, che, al di là delle formulazioni giuridiche, costituiscono un fattore imprescindibile e naturale della società famigliare. I nonni sono un fattore essenziale per il welfare italiano, in quanto, come si sa, essi aiutano la famiglia con una serie di “servizi”, ma anche, sempre più spesso, con significativi apporti economici. Di tutto questo, una legge sulla famiglia (non ci piace il termine “family act”) non può tacere. Una proposta che fin da subito facciamo (e che abbiamo già fatto agli ultimi tre governi) è quella percui si tenga conto di questi “apporti” dei nonni, ponendoli tra le possibili detrazioni fiscali. Ciò potrebbe essere previsto già in questo disegno di legge.

Siamo disponibili ad ogni ulteriore approfondimento.